TAPPE 75 / 76 / 77 Salerno – Torre Del Greco
Si riparte da Salerno. Durante questo viaggio troppo spesso a pensare male ci si prende e quindi, durante la notte covavo degli incubi che al risveglio prendevano la forma di pentole sporche, frotte di formiche, sabbia e malessere diffuso.
Ok, non a Salerno. Infatti non c’è risveglio se prima non si è dormito.
Il nostro camper è stato oggetto di ripetuti corteggiamenti durante tutta la notte. Parcheggiati praticamente sulla strada ogni macchina che passava a fianco creava uno spostamento d’aria tale da far tremare la nostra casa a ruote come se stesse facendo un balletto.
I nonni del mio paese mi raccontavano di come alle feste di quell’epoca le ragazze timide e timorate di Dio sedessero in disparte finchè un giovane cavaliere non proponesse loro di ballare; c’era quindi una rapida danza magari seguita da altre se c’era del feeling, altrimenti si ritornava in disparte ad attendere il prossimo principe azzurro.
Ebbene il nostro camper ha ballato tutta la notte con tutte quelle vetture corteggiatrici, ma le ha rifiutate tutte: tornava in disparte, noi chiudevamo gli occhi, ma poi si riballava e il nostro cuore sussultava e ci svegliavamo.
Con le borse sotto agli occhi e carichi come cadaveri l’indomani ci siamo avviati verso Vietri.
Tra divieti, slalom, sorpassi a destra e clacson siamo riusciti ad intrufolarci dentro l’alveare di stradine che conduceva alla spiaggia. Carichiamo il kayak e tutti partono insieme a Simone alla volta di Maiori.
Oramai abbandonato da tutti mi avvio anch’io ma per strade interne pregando affinché vada tutto liscio, evidentemente ho pregato troppo forte e Dio ne è rimasto disturbato perché il viaggio non ha avuto nulla da invidiare ad un incontro di boxe: tutto il tempo a schivare i ganci e i diritti degli altri autisti ed ho anche affinato il mio gioco di gambe: frizione, freno, acceleratore.
Ho danzato come una farfalla e punto come un’ape alla Cassius Clay.
Giunti a Maiori il gruppo viene diviso in serie a e serie b. Io e il furbo ostracizzati dalla città siamo rimasti in una confortevole piazzola e i poveri Giulio e Chicca in albergo. Avrei proprio voglia di dar vita ad un bell’ammutinamento da far impallidire quello della famosa Bounty; ma mentre in quest’ultimo i marinai avevano da guadagnare un’isola paradisiaca con belle donne disponibili, io rischio di rimanere bloccato nel paradiso delle zanzare con quel pozzo senza fondo del furbo che senz’altro non ci penserebbe due volte prima di mangiare le mie carni per sopravvivere.
Ammutinamento saltato.
Ci prendiamo questi due giorni come pausa e affittiamo anche uno scooter con il quale giriamo a turni la costiera e in particolare Amalfi.
Chicca si diletta con il kayak, Giulio tenta di scoprire se potrà mai permettersi di parcheggiare uno Yatch in costiera, io e il furbo facciamo il possibile per essere i più ridicoli di Amalfi: cappelli da pescatore, urla, facce sceme e clacson di motorino a volontà.
Ad andare con lo zoppo si finisce per zoppicare e anch’io dopo due giorni di stretto contatto con Lorenzo sono regredito a 16 anni.
In un attimo è già Sabato e la pacchia è finita, raggiungo Nerano non senza aver lasciato il centro della costiera con una multa, un paraurti rotto e il tavolino Ghebagas. Il furbo ancora deve riprendersi dalla dipartita di quest’ultimo.
A coronamento della mia avventura qui a Nerano, Giulio mi conferisce la medaglia al valore Mammavado, la più alta onoreficienza per un camperista, dopo una manovra al limite del fantascientifico rappresentata dall’ equazione: camper+pullman+motorini parcheggiati=disastro pazzesco. Ma magicamente ho ribaltato l’equazione a secondo membro in “tutto ok”.
Arriva la domenica e tutti ci scambiamo i saluti ma i più sentiti sono quelli a coppie dove c’è amore: Giulio e Chicca, io e il furbo.
Ora me ne vado e lascio il posto a Davide e la sua ragazza.
Questo non è un addio lettori, ma solo un arrivederci. Il prossimo Mammavado è in progettazione e sarà sicuramente più ignorante e avventuroso che mai.