MENU CHIUDI

TAPPE 73 / 74 Ascea – Salerno

Nonostante l’area camper si addica perfettamente allo spirito MammaVado e anche all’estetica nomade di Giulio, quest’ultimo decide di tradirne i valori fondamentali: va a dormire in albergo con la sua Chicca. L’amore addomestica e smussa gli angoli delle anime e Chicca un po’ in sordina porta avanti questo lavoro a colpi costanti e sinuosi di scalpello preferendolo al ben più grezzo e violento martello, che è sì piu incisivo ma solo nel breve periodo e per lavori più sciatti. Al nostro Timoniere si perdona tutto e rimaniamo quindi solo io e il comandante Che Gue Furbo nel campo a esportare l’idea MammaVado. Veniamo quindi invitati ad un aperitivo da uno dei camperisti nostri colleghi di prigionia ed effettivamente “dal letame nascono i fior”: un mix multicolore e multiforme di culture ci bombarda di domande, di cibo e di accoglienza. Incontriamo inglesi, napoletani e cilentini il cui unico fonema in comune è il dito medio per mandare a quel paese chiunque ostacoli le loro vacanze. Comunichiamo a gesti ed è la migliore conversazione di sempre. I due inglesi non avevano affatto bisogno della nostra ignezione di coraggio dato che sono in viaggio col loro camper da due mesi e prevedono di rimanerci a bordo due anni fino in Turchia. Trovo quindi il mio mentore camperista, gli bacio i piedi e lui mi battezza col fuoco come San Giovanni Battista. Sono pronto per ripartire ma prima una veloce chiamata a San Luciano, padrone e signore dei mezzi a locomozione, che ci indirizza verso i fusibili. Magia! Ora i tergicristalli e le spie sono tornati. Dò un’ultima occhiata al nostro, ormai conquistato, avamposto ad Ascea e si parte. Scortato dai nostri due amici ormai uniti alla causa arriviamo a San Nicola. Per la cena i veterani hanno ormai capito come gira il fumo e quando è ora di mangiare io e i fratelli ci dileguiamo tra telefonate, bisogni impellenti e mania da fotografi. Lasciamo quindi uno sprovveduto Ciro in preda ai morsi della fame più nera. Sogghigno sotto i baffi mentre sento il ribollire dei suoi succhi gastrici e le mie orecchie fischiare: indicazione che qualcuno sta parlando di me; esatto! Ciro mi sta mandando dei bei colpi, ma inizia a cucinare per tutti. Come iene imboscate aspettando le carogne delle prede, ci fiondiamo non appena il dolce profumo di cena ci inebria. Mangiamo tutto e a letto.
L’indomani apro gli occhi e scopro di essermi sudato le budella nel letto, tiro fuori il lenzuolo, lo guardo e la mia sagoma schifosa imputridita mi guarda di rimando. Niente doccia da giorni. Non si può vivere così, Darwin ha fallito, in questo camper siamo ancora bestie, homo sapiens una ceppa. Guardo gli altri zombie che popolano questo cimitero fatto di sabbia, zamporoni bruciati, sudore, sangue e capisco che bramano il tocco di sapone più di una boccata d’aria. Ciondoliamo ormai allo stremo, saluto i nostri amici e poi…black out, che cosa sia successo fino a Laura non lo ricordo, ho solo questo flash delle rovine greche di Paestum e balendandomi ora alla mente Socrate mi chiedo se giulio non mi abbia avvelenato con la cicuta, ma è più probabile che fosse vino. Dopo il sudario del mattino precedente le analogie col buon Gesù non finiscono perché il secondo giorno (addirittura uno in meno del Messia) resuscito, spaccando la porta del mio camper-tomba, pieno di energie. “Furbo scrivi il vangelo del camperista!” ma il suo grado di alfabetizzazione mi fa desistere dall’idea. In rotta verso Salerno veniamo accolti da Simone e la sua amica che ci fanno strada fino ad un bellissimo ristorante. I nostri nuovi amici sono ben vestiti e se Giulio sfodera una camicia che ben maschera le fatiche dell’avventura lo stesso non si può dire del Furbo: canottiera prepotente, infradito ignoranti e pelo sbarazzino sub-ascellare da: “M’hai provocato? E mò me te magno!”, alla Alberto Sordi. Mangiamo, ringraziamo e torniamo al camper con il cuore in gola; perché domani si va sulla costiera Amalfitana e le rogne più grosse chi se le becca? Il sottoscritto che deve guidare il Boeing su quelle infami stradine. Nella parte 3 il continuo, vi anticipo solo che il Signore è stato menzionato più volte invano.

luci