TAPPE 71 / 72 Scario – Marina di Ascea
Mamma vado. Di nuovo. Sia ben chiaro, il mio legame affettivo ai due zingari polentoni non si discute ma la spinta per un ritorno in pompa magna è principalmente dovuto alla simbiosi, sviluppata in precedenza, col grande destriero dell’operazione: il camper.
Cosa sarebbe di Napoleone senza il suo cavallo bianco? Don Chisciotte senza Ronzinante? O il più sconosciuto Bellerofonte senza Pegaso? Sarebbero come una sola mammella, un solo testicolo, un solo occhio: mutilati.
Vado a riprendermi la mia dolce metà, deturpata dagli altri camperisti: mediocri corteggiatori che come proci cercano d’insinuarsi nelle predestinate trame dell’amor di Penelope. Ma Ulisse è tornato baby!
Sceso dal treno dopo la tratta da me rinominata “Transitaliana”: Torino-Scario, vedo la mia bella e vedo l’usurpatore che in realtà l’ha trattata molto meglio di quanto non abbia mai fatto e capisco che una cena composta da una rassettata e breve spolverata non basterà a farmi perdonare.
Insieme a lei e all’usurpatore trovo anche un Furbo formato Schwarzenegger in miniatura e Giulio che forte della diceria sull’igiene orale di Mao Zedong mi informa che l’ultima volta che si è lavato i denti era in vigore la lira. Per la cronaca, la leggenda vuole che Mao si “lavasse” i denti solo con risciacqui di thè giallo. Scopro anche con piacere che finalmente “Mamma Vado” ha aperto le porte al gentil sesso: c’è anche Chicca, la ragazza di Giulio (che coraggio!) già provata da una tosta settimana di pura ignoranza machista. Ok, è finito il regno delle puzzette libere e del nobile sport nazionale in vigore nel camper: il ravanamento di scroto.
L’indomani la tappa finisce a Caprioli dopo aver fatto due chiare constatazioni:
- In Campania si mangia bene dato l’alto tasso di crescita delle persone nella direzione sbagliata: orizzontale
- Il furbo capisce che il Rastafarianesimo non è la sua religione preferita e si toglie le imbarazzanti treccine.
Il successivo giro di Roulette russa spara a salve ad Ascea. Dopo l’arrivo di due nostre (mia e di Giulio) conoscenze dalla Cina, che non vi auguriamo, decidiamo di fare baldoria insieme. Ma il colpo come detto è a salve e troviamo solo festicciole deludenti senza proiettili in canna. I nostri due amici: Ciro ed Elena capiscono quindi che festa sta a Mamma vado come Ascea ad accoglienza. Perché? Bè signori, dopo un iniziale parcheggio alla bell’e buona i tutori dell’ordine ci intimano di uscire dal paese e parcheggiare nell’apposita area camper. Un po’ stralunati e inspiegabilmente (per noi) un po’ in colpa come il primo uomo cacciato dall’Eden chiediamo il motivo. Ebbene sì, ordinanza del sindaco.
Bene, rettifico. “Mamma Vado” sta ad Ascea come la cacca nell’intestino del furbo: dobbiamo evacuare all’istante. Ci ritroviamo quindi coattamente inseriti in questo lazzaretto di appestati che chiamano area camper, rei di aver sfidato le leggi della boriosa e conforme società sedentaria. Il nostro tetto a 4 ruote li ha scandalizzati come una caviglia nell’800. D’altronde il “libertario è sempre controllato dal clero e dallo stato” diceva Guccini, ma il nostro scopo ora non è sovvertire le istituzioni ma sovvertire le leggi della natura che vogliono l’uomo soverchiato dai tumulti del mare.
Oggi stiamo alle leggi degli uomini e dormiamo nel sopracitato campo rom, ma domani continuiamo la nostra lotta contro le più alte e divine leggi delle onde.
Fine della parte 1, prossimamente la parte 2.