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TAPPA VENTUNO  Marina di Lesina – Capoiale

Non faccio in tempo ad aprire gli occhi che Lorenzo é gia ai fornelli. Oggi il re del gusto ci propone frittatina di uova già sgusciate e mantecate ben bene in tetrapack vecchio di tre giorni, corredato da pomodorini, perché: “é importante mangiare sano, leo”. Maledetto furbetto.
Siamo pronti a partire ma prima, ricordandomi della gloriosa vittoria contro le succhiasangue alate, cospargo di sale il terreno imitando i romani dopo la disfatta di Cartagine. “Qui non deve crescerci più niente”. Dopo la mia mancanza di pietà partiamo.
Rotolando verso sud arriviamo nei pressi di Lesina dove solchiamo quella sottile linea di terra, che anch’essa per nulla impietosita, impedisce l’abbraccio finale tra i due amanti: il lago e il mare. Ripenso a Giulietta e Romeo in chiave naturalistica augurandomi un finale più lieto. Abbandonando le mie fantasie Shakespeariane raggiungiamo un paesino che sembra abbandonato in tutto e per tutto, ma come sapete dove non arrivano le risorse l’uomo aguzza l’ingegno. C’imbattiamo quindi in questi due signori che hanno avviato “il comitato centrale istmo” un’organizzazione di stampo volontario che raccoglie circa 500 famiglie dei dintorni che si occupano di ripulire la spiaggia, fare attività ricreative e curare l’accoglienza dei turisti. Come quasi tutte le persone che incontriamo nel viaggio anche loro sono mossi da un forte spirito positivo contagioso e dilagante. Ci offrono fichi, mele e buona compagnia. Sappiate che ora per noi l’oro nero é solo uno e non é né liquido né denso, si chiama ombra, ed é impossibile da trovare, ma anch’esso ci viene offerto. Qui facciamo anche la conoscenza di un piccolo batuffolo di pelo leggero come l’aria che avremmo voluto portare con noi, ma ci accontentiamo di averlo eletto nostra mascotte.
Per la sera arrivo in un piccolo porto che permette di salpare per le tremiti. Al diavolo le speculazioni su Shakespeare, e la mia fantasia erra già là su quelle isole, senza quei due marmocchi troppo cresciuti a cui badare.
Improvvisamente le chimere della mia mente vengono interotte da quella che da lontano sembra davvero una chimera mitologica! Aguzzo la vista e vedo cerbero con le sue tre teste che mi abbaia a squarciagola! Sono all’ingresso dell’Inferno e lui vigila! Ma proprio mentre prendo il foglio per il mio testamento la luce dei lampioni sfata l’inganno e cerbero assume le sembianze di tre cagnoloni: un pastore maremmano e due setter. Hanno solo fame e dopo aver condiviso con loro parte delle nostre provviste mi si accasciano ai piedi trasformandomi in un moderno san Francesco camperista. Ma i miei averi non li ho ancora abbandonati; la mia santità é rimandata.
Finalmente, in attesa con le mie nuove guardie del corpo, arrivano i due campioni. Nessuna nave, zattera o barchetta in vista; solo loro si stagliano, maestosi, in mezzo al mare; soli, come sempre, ad ora tarda che attraccano in silenzio.
Forse non é un caso che le aquile, maestose come loro, non volino a stormi.
Leo
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