TAPPA VENTITRE Peschici – Vieste
Appena svegli i due fratelli riflettono senza riserve la qualità del sonno avuto: mr furbo é brillante e forte, si rimira allo specchio e vede un bronzo di Riace in cane ed ossa, contento si strizza un occhiolino da solo. Giulio sembra un bruco che ha fallito nel diventar farfalla e devo abituarsi perennemente alla sua non rosea condizione di verme strisciante. Per fortuna Elisa di Valcarri risolleva il morale di tutti dedicandomi una canzone che mostra tutte le sue nascoste doti artistiche. Sentendomi come una moderna Giulietta al balcone che ascolta la serenata del suo Romeo, capisco che la mia virilità é sparita come la tristezza di Giulio.
Siamo pronti, andiamo…Macché! Colpo gobbo del mare che rivomita in spiaggia i due kayakisti ad ogni tentativo di penetrare quella fredda coltre salata. Torniamo al camper accompagnati da forti esplosioni dall’ignota provenienza che ci danno il brivido di essere appena entrati in guerra. Speriamo che l’esperienza non ci venga addebitata al conto del campeggio.
Poco dopo il proprietario con il suo unico dente rimasto stoicamente in piedi, come una zucca di halloween spenta, c’informa che superate le dieci bisogna pagare due notti. Evabé, c’est la vie.
Proprio qui nel campeggio incontriamo una giovane mamma di Zurigo con due figli al seguito, riconosciamo in lei una collega, in quanto sta viaggiando per l’Europa in furgoncino. Vestita in modo semplice ma adorna di tutta quella libertà e leggerezza che solo chi ha rifiutato una vita di convenzionale sedentarietà sa avere, ci racconta le sue avventure. Il suo racconto provoca in Giulio lo stesso effetto che ha avuto la musa ispiratrice per omero: per il primo nuova linfa energetica per affrontare il mare, e per il secondo nuova linfa ispiratrice per comporre l’Iliade. Ma il nostro sognatore Giulio/don Chisciotte ha bisogno dell’approvazione del piú pratico sancho panza. Il furbetto dà l’ok.
Al ritorno dalla sessione di pagaiate pomeridiana Giulio dirà poi che il comprimario sancho ha letteralmente preso la situazione in mano colpendo con pugni il mare, le intemperie e la sfortuna che aveva caratterizzato il mattino. Non ce n’era per nessuno, lui é stato il protagonista assoluto e come Ercole dopo le 12 fatiche ha meritato l’immortalità.
Durante la cena che poi é seguita ci ha dato anche sfoggio delle sue, a mio parere dubbie, abilità di ballo sulla base di “serpente a sonagli”.
Giulio non avrebbe potuto avere compagno migliore per questa avventura di grandi sacrifici e soddisfazioni.
Io vi saluto ragazzi, questo é l’ultimo post scritto da me; proprio ora sto tornando a casa da Foggia. Vi lascio nelle pessime mani di Giulio; ma tranquilli, ci rivediamo al prossimo Mammavado che già sta bollendo in quella pazza pentola di idee che é la sua testa.
Hasta luego.
Leo
MAMMA VADO IN KAYAK