TAPPA VENTISETTE Torre Pietra – Trani
Il kayak è un bioma infinitamente piccolo e in quanto tale è difficile condividerlo, specie per lunghi periodi. Tra gli universitari un tema ricorrente è proprio l’odio per il coinquilino. In realtà il termine è inappropriato, si tratta piuttosto di una serie di risentimenti che nel tempo vanno a stratificarsi e fanno sembrare insopportabile la quotidiana convivenza. Bene, ora forti diqueste premesse, prendete come intero di riferimento il giorno e suddividetelo il tre parti. Concentratevi. Immaginatevi di vivere in uno spazio piccolo quanto un caper due di queste tre parti con una persona X e il rimanente terzo di trascorrerlo sempre con la medesima, e a questo punto maledetta, persona X in uno spazio ancor più piccolo, un kayak per esempio! Concorderete con me che la sola idea può spaventare. Potrebbe sembrare la descrizione di una demenziale prova di iniziazione che ha come unico e sadico intento, quello di spingere i candidati al litigio. In effettidi questo si tratta. É un però a tenere a galla tutto, kayak compreso! L’allenamento. In 16 lunghi anni di convivenza più o meno spinta (in funzione del periodo) io e il furbetto abbiamo imparato gradualmente a condividere spazi e momenti. Lui ha imparato a gestire il mio russare e la mia esuberanza ed io il suo essere schivo e il suo blaterare nel sonno “Lorenzo la mette da 3!” (Si perchè prima di finire sul kayak per anni ha sognato di diventare un cestista). Forse la vera preparazione richiesta è questa, non le poche ore trascorse sul lago di Como a pagaiare insieme. Forse il segreto è essere fratelli e remare nella stessa direzione.
MAMMA VADO IN KAYAK