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tramonto

TAPPA VENTI  Termoli – Marina di Lesina

Alle 6.30 la notte dei morti viventi si camuffa nel mattino dei “grazie a dio” non morti. Noi cadaveri siamo resuscitati sempre troppo presto per i miei gusti. Brioches, cappuccino e siamo pronti. Ritorno a sfrecciare. Come i marinai anch’io faccio riferimento alla stella polare al rovescio: tutta a sud. Mi ritrovo quindi a solcare i brulli territori pugliesi. Si sente subito l odore della campagna e della periferia dell’ italia: grandi distese di zone coltivate che risulterebbero senz’altro molto piu poetiche se non facessero riaffiorare anche i presagi del caporalato del mezzogiorno, messi in risalto dai recenti fatti di cronaca. Il caldo asfissiante mi lacera i polmoni, la testa e anche il camper inizia a ribollire di invisibili miasmi sulfurei. La mia tomba di metallo personale. E io che credevo che una volta resuscitati i morti non tornassero più nelle bare.
Per pranzo ci ritroviamo in un minimarket da far west, e io metto subito la mano nella fondina pronto ad estrarre la rivoltella. Il mio pregiudizio verso questo angusto posto isolato non é condivisa da Giulio che un pò con le mani nelle palle e un po sul cucuzzolo della testa inizia a parlare col fratello: “We, figa ora ci mangiamo una pizzettina e taaaac belli pieni”. Passo falso cowboy! “Per dio, dissimula la tua nordicità, non fare allusioni allo Stelvio, alle ciaspole e alla neve e porco giuda di un cane non dire mai più “we figa”! O del camper ci rimangono solo le frecce!” Giulio ritorna sull’attenti ma come in un girone infernale dantesco il contrappasso colpisce: gente simpatica e alla mano che ci ricorda anche di prendere le casse che altrimenti ci saremmo scordati li. Con un pò di vergogna per i miei pregiudizi ottocenteschi mi rimetto in marcia per la sera.
Devo dire che a volte noi ci mettiamo sul tavolo e calcoliamo le tappe considerando anche degli imprevisti. Ma non avevamo calcolato la domenica…
Domenica di sole cocente…
Sul Gargano…
Ed é subito esodo. Come gli ebrei in fuga dall Egitto guidati da Mosé, una folla isterica di famiglie, ragazzini, vecchi, cani e chi piú ne ha piú ne metta fuggono dalla routine feriale, guidati dal mare. Risultato: una folla e un traffico infernale che rendono il viaggio in camper una guerra combattuta a suon di clacson, posti rubati, insulti e bestemmie. Perdo la calma anch’io e ad un bimbo che simula una mitragliatrice nei miei confronti rispondo con la magnificenza del mio dito medio. Ragazzi, la macchina mi aveva tagliato la strada!
Arrivo a destinazione, ma trovare parcheggio é peggio che arrivarci. Non si capisce nulla. Parlo con un tipo che rigira la frittata e voleva vendermi dell erba, parlo con una zingara che voleva farmi una fattura poi parlo con il peggiore: il tipo che mi chiama sempre “frate” e che ogni due per tre dice “stai tranquillo”. Bene, li mando tutti al diavolo e faccio di testa mia. Chi fa da se fa per tre! E finalmente ho successo: parcheggio, gli altri arrivano e tutto sembra risolto. Ma la prova finale arriva e uno sciame innumerabile di zanzare inizia a bombardaci coi pungiglioni che neanche la luftwaffe nella seconda guerra mondiale! Oramai allo stremo stiamo per arrenderci quando Giulio, da canoista diventa stratega e attua il cavallo di troia al contrario. Anziché infilarci camuffati nel quartier generale del nemico, noi le invitiamo nel camper, attratte da luci e piatti sporchi. Poi Giulio,che ha preparato una miscela micidiale di piastrine antizanzara, accende il gas e sprigiona la potenza dell attacco chimico. Le zanzare battono in ritirata e il camper é ancora nostro.
Ora siamo spossati e ci rinchiudiamo nelle nostre cripte consapevoli che l indomani nuove battaglie andranno combattute, probabilmente con avversari più ostici delle zanzare.
Leo

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