TAPPA OTTANTUNO Le Vagnole – Gaeta
Gaeta è molto bella. Onestamente ho sempre associato l’acqua limpida al solo Sud Italia, eccezion fatta per le isole. Ma è sempre così, in ogni campo: uno pensa di sapere, uno è convinto, gliel’ha detto la mamma, si sa… poi, quasi per caso, decide di voler vedere e lì scopre.
Scopre che il bello può essere soggettivo, che le statistiche sono alle volte ingiuste e che quasi sempre le medie peccano. Certo sono veritiere ma comunque incomplete. Si mangiano il dettaglio. Così uno crede, uno pensa di sapere e questo diventa il suo limite. Un tranello banale che finisce con l’ingabbiare la curiosità, l’interesse e il coraggio.
Si era detto che avremmo guardato indietro, che vi avrei raccontato qualche retroscena e allora tanto vale cominciare proprio ora.
Anche Mamma Vado è stato concepito in un ambiente permeato da questo sentimento per certi versi scettico. Perchè: “chi te li da i soldi?!”, “quando ti alleni?!”, “lo sapete portare un kayak?!”, erano le prime domande che incontravano il nostro entusiasmo. Chiariamoci, domande lecite e legittime, anzi, da parte di alcuni doverose.
In effetti, quelle risposte, quelle che credevamo di sapere, sono state le prime ascoltate. Nessuno realmente sapeva dirci di no ma tantomeno dirci di si. Un piccolo sostegno, un gesto obbligato, chiunque ce lo concedeva ma questi non potevano bastare a garantirci un tentativo.
Se ci fossimo fermati lì, credendo di conoscere tutte le risposte, tutte uguali tra loro, certamente non avrei visto Gaeta nell’agosto 2018. Perchè diciamocelo, con buona probabilità avrei optato per il più celebre Salento.
Poi la svolta. Una soffiata, anzi due. “Prova li, o ti manderanno al diavolo o sposeranno il tuo sogno! Sicuro non opteranno per un aiuto simbolico”.
Ancora lo ricordo lo sguardo dietro a quegli occhiali. Elisa ascoltava e non mi interrompeva mai, poi io taccio e lei mi gela “Bello… Di che cifra si parla?”. Farfugliai una risposta e poi incrociai lo sguardo di mio cugino Tobia. Era chiaro, l’avevamo di nuovo fatta fuori dal vaso.
“Noi ci stiamo, partirete. Vi aiuteremo. Sentiamoci. Basta una stretta di mano?!”.
Pazzesco vero?!
Così ho conosciuto i pirati di Val.Carri srl. Certo pirati! Perchè se sei un’officina meccanica Valtellinese e lanci un’applicazione per cellulari sei un pirata. Se sposi un progetto a remi pur occupandoti di mezzi con le ruote sei un pirata! E allora evviva i pirati!
Parto da voi!
Grazie ragazzi,
Giulio
MAMMA VADO IN KAYAK