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TAPPA CINQUANTA – A METÀ DELLA META – 1500/3000km

I sogni spesso vengono considerati tanto gratuiti quanto inconsistenti. Forse per questo crescendo ci viene richiesta la concretezza, tal volta spietata, di accantonare i desideri più improbabili a favore di progetti più maturi, con un’impronta più classica ovvero con maggiori probabilità di successo.

 

Oggi vorrei ringraziare questi signori e le aziende che rappresentano per aver sposato un sogno e per aver contribuito in maniera insostituibile a renderlo un progetto.

 

Da un punto di vista professionale l’idea di circumnavigare l’Italia remando mi è stata da molti indicata come una perdita di tempo: “I tuoi coetanei lavorano, ora sei ingegnere e dovresti fare lo stesso”. In molti considerano questa insolita decisione di mettersi in viaggio attorno all’Italia una vacanza, una scelta dettata dalla volontà di fuggire, ancora per qualche mese, all’incombente vita lavorativa.

 

Oggi, a metà di questo percorso – pur avendo ancora la totale incertezza riguardo alla sua riuscita -, vorrei dire la mia, fugando ogni dubbio sulle reali ragioni della mia scelta.

 

Ci sono voluti 9 mesi per organizzare tutto questo, una buona ostinazione e tanto impegno. Nonostante il risultato avrebbe sicuramente potuto essere migliore sono abbastanza orgoglioso di quanto ottenuto fin qui. E non parlo di risultati fisici, almeno non solo.

 

Questo progetto è stato per me come un master, un corso intensivo o una full immersion che dir si voglia. Mi ha insegnato molto, seppur ci sia ancora tanto da imparare. Da un punto di vista sia personale che professionale, mi sento arricchito. La testardaggine e l’ostinazione piano piano si stanno lasciando domare divenendo utile tenacia. L’aspirazione ad essere un trascinatore ha dovuto conciliarsi con l’esigenza di confronto che la convivenza forzata con mio fratello impone.

 

A questo proposito mi sembra inevitabile, ma allo stesso tempo inutile, voler ricordare a tutti che a me spettano solo la metà dei meriti: Lorenzo, mio fratello, nonostante la giovanissima età (16 anni) ha pagaiato insieme a me per tutti i 1500 km che in quasi due mesi siamo riusciti a mettere alle spalle e molto spesso il motivatore è stato proprio lui.

 

L‘impulsività che da sempre mi contraddistingue si è dovuta smorzare, almeno in parte, perché una buona comunicazione è, non solo necessaria, ma addirittura fondamentale anche all’interno di un team improvvisato e, per certi versi, sprovveduto come quello di MammaVado.

 

Tirando le somme di questo lungo monologo sono infinitamente grato a chi mi ha dato questa opportunità di crescita, sorvolando temporaneamente su quello che di norma la società si aspetta da un neolaureato al Politecnico di Milano. Sono felice di aver intrapreso questo percorso alternativo e di aver concesso al mio trascorso, il privilegio di realizzare un sogno stravagante.

 

Studiare non è mai inutile. Declinare i propri studi proiettandoli sulle proprie passioni è, a mio avviso, altresì importante.

 

Un domani mi auguro proprio di poter organizzare, progettare e gestire – che in fondo sono proprio mansioni tipiche di un ingegnere – eventi, manifestazioni e progetti altrettanto particolari. Magari questa è un’illusione e finirò col piegarmi alle preziose proposte concrete che calzano più naturalmente al mio titolo di studi. Per ora però chiedo, in qualità di venticinquenne, di poter sognare, almeno un altro po’.

Giulio

 

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