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alba

RIPOSO  Pineto

Seduto solo, al bordo di una piazzola d’erba che lascia inesorabilmente spazio ad asfalto prima e a sabbia poi, man mano che si va verso est; guardavo il mare. L’infrangersi delle onde in esplosioni schiumose mi riempie le orecchie come quando sei vuoto dentro e attingi da tutti i sensi, anche i piu stravaganti, come l’udito; per cercare di riempirti. Quel ritmo ipnotico e cadenzato mi richiama alla memoria il famoso “sciabordare delle lavandare” di Pascoli e allo stesso tempo ha un effetto ipnotico. In soldoni: “c’ho sonno e inizio a sognà ad occhi aperti”.
Giulio e Lorenzo sono appena andati a remare dopo la pausa pranzo e il mio torpore viene interrotto da un bofonchiare lontano: una signora fissa il camper alle mie spalle con su scritto “mamma vado in kayak”, lei la interpreta come una domanda (ma son ben certo che Giulio la intendeva più come un imperativo data la sua teoria sull’educazione dei genitori), e mi ripete, questa volta ad alta voce “Tua mamma ha detto di si?!”…
Giornata di ieri: Valtellina brothers 0, mare 1. Il mare é troppo mosso, non riescono a partire. Giulio inizia a reprimere un po di rabbia e fa trasparire il rammarico, va a vedere il mare ogni 5 minuti e pensa a improbabili traiettorie del vento. “Se viene da nord-est più 5 ore di kayak e la sveglia alle 6 forse nella terza settimana di Luglio recuperiamo…bla bla bla”. Secondo me non sa nemmeno bene che numero ha di scarpe. Lorenzo molto più fatalista si sdraia a letto, inizia un film, mi guarda e fa: “ciao Leo, a stasera!”. Sono proprio uguali.
Mi tocca quindi condividere tutto il giorno con loro in questi spazi piuttosto angusti. Per fortuna Pineto Beach Village&Camping ci dà ancora prova della sua ospitalità prolungando la nostra permanenza di un altro giorno.
In questa ritrovata intimità scopro, per bocca di Giulio, che la solitudine che il camperista prova durante la giornata (stà comunque solo per molte ore) è condivisa anche dai due kayakisti, che sì! Parlano tra loro ma poi vivono una gamma infinita di emozioni tutte rivolte all’interno del proprio essere e la sfida é sempre contro il peggior nemico di sempre: se stessi.
La differenza principale però tra le due solitudini stà nella creatività. Mentre a loro li svuota, come me all’inizio del racconto, a me riempie. Probabilmente é per questo che mi ha delegato la scrittura dei post (non per fiducia, brutto infame!).
Però se due persone come loro si ritrovano sole in mezzo al mare si confrontano inevitabilmente con la verità, la propria. Non si raccontano più le solite stronzate ottimistiche per farsi coraggio, sono loro con la loro forza e con le loro energie che calano e con la volontà che svanisce e solo loro sanno giorno per giorno se l’obbiettivo finale é più vicino o in realtà più lontano. A noi dicono quello che vogliono, ma a se stessi mai bugie.
Ritornando all’inizio della storia, alla domanda della signora, ripenso alla mia di madre se le avessi parlato del progetto “mamma vado in kayak”; probabilmente mi avrebbe preso a calci in culo.
“Allora?! Ti ha detto di si?”
“Certo, signora!”
In questo caso e solo in questo speriamo che le bugie non abbiano le gambe corte.

Leo

MAMMA VADO IN KAYAK